Sotto il velo dell'inchiostro: l'avventura di Caterina Conforti

Caterina Conforti, autrice eclettica e coraggiosa, svela il suo percorso di vita nelle pagine di un romanzo in cui la realtà si intreccia con l'immaginazione, lasciando il lettore incantato.

Sotto il velo dell'inchiostro: l'avventura di Caterina Conforti
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27 Giugno 2023 - 09.23


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di Antonio Salvati

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Non dimentichiamo mai che la cosa più importante non è come vivete la vostra vita. La cosa che conta è come la racconterete a voi stessi, e soprattutto agli altri. Soltanto in questo modo infatti è possibile dare un senso agli sbagli ai dolori alla morte. Harem Suaré

Abbiamo solo la nostra storia ed essa non ci appartiene. José Ortega Y Gasset                                                                       

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Talvolta penso alle memorie e alle storie che non sono riuscito a raccontare. Oppure talvolta affiorano quelle che potrebbero essere buone idee per dei racconti o per dei romanzi. Ma passano via quasi subito senza nemmeno che ti ponga il problema di annotarle. Vanno e vengono via leggere così come sono venute, queste idee; a volte con dolore, con tristezza e anche con gioia. Giusto un’ombra di malinconia. Giusto un’ombra. Le persone non smettono mai di ricordare. Si racconta per non dimenticare anche se spesso si dimentica qualcosa ogni volta che si racconta. Per debolezza oppure per deliberata omissione, per proteggere un segreto o più semplicemente per tutelare sé stessi. Senza il racconto non c’è memoria, anche quando il racconto è reticente.

Potremmo dire che siamo frutto del nostro racconto e solo nel nostro racconto possiamo salvare dal passato qualcosa che pensiamo utile nell’avvenire. Se anche la forma che diamo alla memoria non fosse perfetta, non per questo dobbiamo rinunciare all’avvenire, nostro e degli altri. Il primo romanzo di Caterina Conforti Là dove è casa (Pagine, 2023, pp. 250 € 20) è una narrazione vuole essere un distillato di una “storia vera”, insidiata dal destino e visitata dalla grazia. Un’indagine autobiografica – potremmo dire- che intreccia la propria storia personale con quella collettiva, mostrando come il tempo vissuto si trasformi nel tempo della nostra vita. Ne viene, in parte, fuori una cronaca del nostro mondo. Infatti, in ogni sorta di autobiografia, memorie individuali e memorie collettive si intrecciano.

Una sorta di introspezione scritta appunto per l’avvenire di chi legge, dei protagonisti, perché nulla vada perduto. Del resto, è soprattutto nella forza della parola che quanto della vita interiore potrebbe rimanere fugace trova invece forma, assetto, espressione fedele. Scrive Ray Bradbury «… nell’arco di una vita, ci riempiamo di suoni, visioni, odori, sapori, caratteri di persone, animali, paesaggi, eventi grandi o piccoli. Ci riempiamo di impressioni ed esperienze delle nostre reazioni nei loro confronti. Nel nostro subconscio non entrano solo i meri dati di fatto, ma i dati reattivi il nostro muoverci incontro – il nostro allontanarci – dai fatti percepiti». Ciò che il mondo ha impresso in noi e nei suoi contemporanei, servirà per ricostituire un tempo comune, per restituire, ritrovando la memoria della memoria collettiva in una memoria individuale, la dimensione vissuta dalla Storia. Non vuole essere un lavoro di rievocazione nel senso più consueto, ossia volto alla stesura narrativa di una vita, a una spiegazione di sé.

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Si guarderà dentro per ritrovarci il mondo, la memoria e l’immaginario dei suoi giorni passati, per cogliere i cambiamenti di idee credenze e sensibilità, la trasformazione delle persone e del soggetto. Apparirà una narrazione decisamente scivolosa, in un imperfetto continuo, assoluto, che divori via il presente fino all’ultima immagine di una vita. Un fluire interrotto, tuttavia, da foto che a intervalli regolari coglieranno la forma corporea e le posizioni sociali successive del suo essere, fermi immagine della memoria e allo stesso tempo resoconti sull’evoluzione della propria esistenza, ciò che l’ha resa singolare non in virtù degli elementi esterni della sua vita (ambito sociale, professionale) o di quelli interni (pensieri e aspirazioni), ma per la combinazione degli uni e degli altri, unica in ciascun individuo. In quella che vede come una sorta di autobiografia impersonale non ci sarà nessun “io” ma un “si” è un “noi” come se ciascuno a sua volta svolgesse il racconto dei tempi andati. Il problema è salvare qualcosa del tempo in cui non saremo mai più.

Abbiamo incontrato volentieri l’esordiente Conforti alla quale abbiamo di raccontarci le peculiarità del suo libro in grado di suscitare forti emozioni. Un libro accattivante che ci induce a chiederci se si può condurre una vita senza letteratura, intesa qui ovviamente non solo in senso stretto e che corrisponde all’insieme delle opere, affidate alla scrittura, attinenti ad una cultura o civiltà. Una vita senza romanzi sarebbe – diciamocelo – una vita meno consapevole: una persona che non legge libri non ha uno spiccato spirito critico, è priva di quella capacità analitica e speculativa che consente di andare al di là delle apparenze; anche se prova dei sentimenti, non è in grado di prevederne lo sviluppo o di gestirli adeguatamente perché non può riconoscersi nei personaggi dei libri che hanno vissuto le stesse esperienze emotive. Senza letteratura spesso non si possiedono le parole che dicono la paura, la fragilità, la differenza, la tristezza. In altri termini, si è privi della capacità di nominare le cose, manca[1]no le emozioni e, conseguentemente, il controllo sulla realtà e su sé stessi. Senza la letteratura, il mondo sarebbe – scrive il premio Nobel Vargas Llosa – «incivile, barbaro, orfano di sensibilità e stentato di parola, ignorante e greve, negato per la passione».

Il libro narra, nella prima parte di Nerè, un bambino dolce e geniale con una grande passione per la musica. Nel suo mondo fantastico che chiama “casa mia”, trova tutta la bellezza e tutte le sue meravigliose creazioni che desidera portare nel mondo comune per renderlo migliore e regalare alle persone che ama un po’di felicità. Un triste evento familiare, troppo presto lo porterà alla consapevolezza che qui, nella vita reale, la luce delle cose belle rischia di spegnersi, i sogni non si avverano, e l’impossibilità di essere “visti” fino nel profondo dell’anima rende impauriti e soli. La sua arte “qui” non può trovare espressione. Ciò lo porterà a compiere una difficile scelta, una rinuncia che gli consentirà, tuttavia, di vivere nel buio dell’assenza delle passioni e delle loro realizzazioni, in assenza delle sue “lucciole”. Ma Nerè non è il solo a sentire questa sofferenza nel cuore: attraverso il viaggio fantastico tra i capitoli del romanzo si scoprono scelte e intensi vissuti di altri personaggi, come Vichy e Silvia, che con Nerè condividono il desiderio di quella magia che ognuno sente di poter realizzare. Perché non può farne a meno. Perché sa che può salvarci. Perché forse l’ha già vissuta. Sì, forse l’ha già vissuta… là dove e casa.      

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Il tuo libro “Là dove è casa” è un romanzo che racconta una storia vera, la tua e quella delle persone che hanno fatto e fanno parte della tua vita. È stato fondamentale dunque ricordare per poter raccontare e aver raccontato lo sarà per non dimenticare… Questo è il senso della memoria; cosa ne pensi?

Penso che ci siano episodi delle nostre esistenze particolarmente significativi e coinvolgenti che ci invitano a porci delle domande, e ci aiutano a capire molto del senso che appartiene ad esse. Tutti noi abbiamo delle storie da condividere, proprio come dei romanzi che ci appassionano e ci lasciano tanto su cui riflettere. L’anima è il grande libro della nostra vita sulle cui pagine viene scritto ogni cosa, e poiché credo che ogni anima sia parte di un Tutto che ci unisce e ci rende il motore dell’Universo, ogni storia non può che avere un grande valore. Ecco, io ho preso quelle parti della mia vita che reputo davvero potenti, quelle che mi hanno immerso più profondamente nell’Anima del mondo e che mi hanno fatto sentire pienamente parte di esso, nel senso di “Esserci” davvero nella sua “Storia”. Di qui l’esigenza di raccontare, e ancor più… di scrivere. Non ho mai scordato questi miei vissuti, si sono fortemente impressi nella mia memoria con tutti i mille dettagli che li caratterizzavano. Perché ogni dettaglio diceva tutto, e tutto era in ogni dettaglio. Ecco che allora quando parlo di memoria, non intendo la capacità di fissare nella mente ricordi, date, giornate, dialoghi…

O almeno non solo. Intendo la capacità di leggere, cogliere, interpretare la vita dentro i vissuti, e sentirla così universalmente importante da farne Memoria. Da farne una guida. Una guida da tenere in Memoria. Per non dimenticare, sì, ma soprattutto per imparare, per apprendere e crescere. Le mie sono tre storie. Ma sono anche un’unica storia perché unite tutte da un “filo rosso”, quello delle proprie passioni e dei tentativi di realizzarle in un mondo non sempre disponibile; quello rosso dei propri talenti, intesi come espressione più vera di noi stessi, la capacità reale di conoscerci e di farci conoscere; e quello rosso della sofferenza che è propria di ogni vita, che mentre “distrugge” però anche “crea”, e ci rende così degli esseri più completi. Nerè, Vichy, Silvia, i protagonisti di tali storie con le loro gioie e i loro dolori ci lasciano questo importante messaggio. Per farne appunto Memoria. Il tutto accompagnato dalla Musica, anima di questo libro. Da ascoltare davvero tra le pagine, musica scritta da un giovanissimo artista, un bambino, che di quelle musiche ha voluto farne dono al mondo prendendole dalla propria “casa”, quella dove è nato come anima, e conserva la propria vera “essenza”. Ma è “qui” che suoneranno. Qui, come vive lucciole illumineranno il buio delle notti spesso troppo lunghe.

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 Tuo figlio è il protagonista della prima storia intitolata appunto Lucciole.  Un bambino dai mille talenti, il più straordinario dei quali è quello per la musica. Ora è cresciuto, è un ragazzo, ma possiamo dire che è stato un bambino prodigio?

Tutti i bambini lo sono. Ognuno ha in sé del meraviglioso da rimanerne stupiti. Ognuno è un prodigio, una scintilla divina, un miracolo che arricchisce le vite degli adulti che possono assistervi. Io ho avuto la fortuna di avere tanti momenti da dedicare ai miei figli, ho osservato, ho condiviso con loro del tempo di qualità, e mi sono innamorata di certi loro modi di essere, di esprimersi, di “mettersi nel mondo”. Perché sono loro stessi che si mettono nel mondo. Mio figlio lo ha fatto prestissimo, in modo profondo, dando tutto sé stesso, offrendo la sua straordinaria sensibilità cercando in cambio di ricevere quella altrui, per la “felicità” di tutti. Attraverso l’arte che lo ha affascinato fin da piccolissimo, ha voluto regalare a chi amava le sue “opere importanti per tutti”, così, infatti, chiamava i suoi disegni, i suoi racconti e le sue musiche: “opere importanti per tutti!” A soli 6 anni, dunque, aveva già colto il senso dell’arte. Musiche che ho inserito nel libro attraverso dei QR-code, perché era importante ascoltarle suonate dalle sue mani per cogliere la sua anima. Poi però la sua sensibilità ha dovuto fare i conti con la realtà a volte crudele, e a volte troppo poco ricettiva. E così ha compiuto una scelta difficile, ma per lui necessaria per sopravvivere… diciamo che ad un certo punto ha fatto ritorno a casa…

Questo tema simbolico della propria “vera” casa, (quella dove custodiamo il nostro essere più “vero”, le nostre aspirazioni più profonde), i tentativi falliti di vederla realizzata nel mondo, e dunque la nostalgia di essa con il desiderio di farvi ritorno, è al centro di tutto il libro. Oltre a Nerè, il piccolo musicista, anche la protagonista del secondo racconto, Vichy, ha tanti sogni… Riuscirà a realizzarli?

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La storia di Vichy è quella dei suoi impegnativi sforzi per riuscirvi. È la ricerca continua di essere al centro del mondo, di essere “la Reginetta del Ballo”, dove il ballo è quello della vita, dove tutti siamo invitati a muoverci come meglio possiamo, lasciandoci a volte semplicemente trasportare dalla musica che abbiamo nella nostra anima. Ma spesso a voler essere a tutti costi delle Reginette o dei Re non porta troppo lontano… andrebbe compreso il perché di quel desiderio assoluto, e accettare con semplicità di farsi invece accompagnare in qualche passo, andando a tempo con il proprio cuore, e con quello di chi ci ama. Torna sempre la Musica, ma ora è quella dell’Universo che accompagna le nostre vite. Bisogna imparare ad ascoltarla.

Vichy è una tua amica dai tempi dell’infanzia. Chi è Silvia, protagonista della terza storia dal titolo piuttosto “incomprensibile” Verdeplastica? È difficile immaginare di cosa tratti questa ultima parte…

Comincio dal titolo. “Verdeplastica” è una canzone scritta e interpretata da Silvia. Ovviamente anche questa ascoltabile tramite QR-code nel libro. Un testo difficile, duro, ma profondo e molto significativo. Silvia è una giovane donna meravigliosa che fortunatamente fa parte della mia vita, che mi ha aiutato e mi aiuta a cercare di comprenderne il senso attraverso dialoghi davvero nutrienti per l’anima. Ovviamente anche lei ha una sua storia, che andava raccontata, e che è collegata a tutte le altre. Di più non posso dire. Ma è con la sua storia che si mette “tutto a posto” … diciamo così. Io credo che sentire realmente, attraverso l’audio, quella voce mentre si legge il suo vissuto, sia un’emozione bellissima. E se questo libro riuscirà a suscitare qualche brivido, avrà raggiunto quello che era il mio intento. Far risuonare e condividere ciò che ognuno di noi porta nel cuore, quello che appartiene davvero alla nostra essenza, quello che ci fa essere ciò che siamo e che riporta davvero tutti noi “la dove è casa”.   

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