L'Italia e il grande problema di formazione per i manager culturali: l'analisi del fenomeno

Lo ha denunciato Paolo Petrocelli, giovane dirigente italiano da poco alla guida della Dubai Opera House

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20 Marzo 2023 - 15.52 Culture


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“Bene coinvolgere anche manager e leader culturali stranieri, ma non stiamo guardando al futuro e non ci stiamo preoccupando di affiancare alla classe dirigente delle nostre istituzioni un gruppo di giovani manager che nel tempo potranno sviluppare le competenze per affrontare le sfide di domani”. Paolo Petrocelli concede una lunga intervista a Luciano Fioramonti per Ansa, dove affronta il tema della preparazione e del ricambio generazionale delle figure di dirigente nel settore culturale italiano.

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A soli 38 anni Petrocelli vanta un curriculum manageriale di primissimo livello, che lo ha visto impegnato come dirigente artistico-culturale di grandi eventi per istituzioni di rilievo, come la Commissione Europea, l’Unesco, il Summit per i premi Nobel, le Nazioni Unite. Come Direttore Associato ha curato la carriera di vari artisti come il pianista Alexander Romanovsky, la violista Anna Tifu e i Coldplay. Da metà febbraio, ha lasciato l’ Accademia Stauffer di Cremona per prendere la guida della Dubai Opera House, il nuovo teatro lirico degli Emirati Arabi, una struttura avveniristica e all’avanguardia nel panorama mondiale. Questo prestigioso incarico gli è valso l’inserimento nella lista dei cento Young Global Leaders del 2023 del World Economic Forum.

”Il progetto mi ha subito incuriosito ed attratto. Oggi finalmente si sono create le condizioni per unire le forze ed affrontare assieme la grande sfida che mi emoziona di posizionare la Dubai Opera tra le più importanti istituzioni artistiche internazionali. L’obiettivo è farne il palcoscenico per le culture del mondo, rafforzarne l’identità e renderla ancora più distintiva e riconoscibile a livello globale”, racconta Petrocelli, che torna poi a parlare della difficoltà che riscontrano i giovani dirigenti italiani nel mondo della cultura.

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“Ok gli stranieri – dichiara ad ANSA – anzi, sarebbe utile coinvolgere più professionisti non solo in posizioni apicali ma nelle strutture organizzative. Mi piacerebbe vedere anche nei nostri teatri, musei e sale da concerto i rappresentanti delle seconde generazioni per rendere le nostre istituzioni più internazionali e aperte al mondo. Ma questo possiamo schierando in prima linea quelle nuove generazioni di giovani manager culturali italiani, che si sono formati nelle nostre università e accademie di eccellenza. Migliaia di giovani che potrebbero dare uno straordinario impulso all’intero sistema culturale purtroppo non riescono ad inserirsi o faticano ad intraprendere una carriera con prospettive di crescita reali”.

Petrocelli individua anche le responsabilità di questa situazione. ”La politica ha grandissime responsabilità, ma forse più grave è la mancanza di senso istituzionale e civile di molti dirigenti ‘senior’, che non si sono preoccupati di coltivare e supportare una nuova generazione di giovani manager a cui affidare la guida delle nostre organizzazioni”.

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