Standing ovation per Mengoni, applausi per Elodie. Emozionanti i Coma Cose e divertenti i Colla Zio

Al di sotto delle aspettative Anna Oxa e autorale il pezzo di Grignani. Il modernariato dei cugini di campagna.

Standing ovation per Mengoni, applausi per Elodie. Emozionanti i Coma Cose e divertenti i Colla Zio
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8 Febbraio 2023 - 01.18


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di Manuela Ballo

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Anna Oxa Sali (Canto dell’anima) 

Ancor una volta si presenta con lunghi capelli biondi e con un lungo manto nero, in  pratica un dissennatore ma senza cappuccio.
Rispetto alla prima Anna Oxa provocatoria e divertente ora appare con un’aria da santona, quasi mistica. Al solito mostra una grande capacità interpretativa cercando di dare molto peso al testo di Bianconi. Testo bello, ma etereo. Raffinato ma lontano dalle provocazioni dei Baustelle originari. La critica ha presentato questo testo e questa musica come pomposa, ma in realtà sul palco Anna Oxa ha dato grande dignità a questa interpretazione.
Il testo riporta al centro un bisogno di umanità che stando al testo si sta perdendo nella società. L’ urlo finale ne è stata forse l’espressione più alta. Contrariamente al parere di tanti critici le assegno la sufficienza anche per via della sua grande storia.
Voto: 6

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gIanmaria – “Mostro”
No, decisamente non è un mostro. Bel faccino, orecchino d’obbligo, bianca camicia aperta sul petto. Un prototipo vero dei millennial. Aveva già ottenuto ottimi risultati a Xfactor arrivando secondo ed è stato il vincitore di Sanremo giovani e si capisce perché: comunica l’incomunicabilità e il disagio di esser giovani oggi. Che spesso pensando a se stessi si dimenticano di dialogare con altri, famiglia o amici che siano. Il ritornello è orecchiabile e sono presenti sonorità che si avvicinano a territori che si rifanno all’ elettronica.
Quando canta sembra sbiascicare le parole come in una sorta di canto corsivo per dirla alla Elisa Esposito che sicuramente ne sarà orgogliosa. Nonostante tutto supera la sufficienza.
Voto: 6+

Mr Rain – “Supereroi”

Spopola su Spotify questo rapper anomalo che in realtà poteva con questo pezzo partecipare allo Zecchino D’ oro, non solo per il coro dei bambini bellini bellini, ma anche per la semplicità, a volte quasi banale, del testo. 

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Piacerà molto ai giovanissimi, specie a quelli che sono abituati a seguire la musica e le espressioni artistiche solo sui social. Quest’ idea degli innamorati che sono come supereroi è adattissima per allietare la festa dei giovani innamorati nel prossimo e vicino San Valentino. La troveremo in molte storie Instagram sdolcinate. Divertente e gradevole, ma non meritevole appieno della sufficienza.
Voto: 5 +

Marco Mengoni- “Due vite”

Mengoni è Mengoni, lo si vede da come scende le scale e dalla tuta in pelle che indossa. Lo danno tutti come favorito e, d’altra parte, lui un Festival l’ha già vinto.
L’incipit della canzone ricalca quello delle più classiche ballate d’ amore che alternano ritmi lenti a improvvisi e passionali fraseggi “Siamo i soli svegli in tutto l’universo, E non conosco ancora bene il tuo deserto, Forse è in un posto del mio cuore, Dove il sole è sempre spento ,Dove a volte ti perdo, Ma se voglio ti prendo”. Questo testo è stato scritto con Davide Petrella.
La sua esecuzione ha scaldato la platea e i palchi dell’Ariston e sarà uno dei pezzi più passati nei prossimi mesi sulle radio.
Voto: 7

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Ariete – Mare di guai

Giovane è giovane. Carina è carina. La voce è aggraziata, la storia è semplice e si capisce perché sia piaciuta tanto ai critici nella prima fase d’ascolto. Il brano l’ha firmato con Calcutta, suo compagno di etichetta e sappiamo cosa rappresenta Calcutta nel mondo della musica Indie. Il testo parla di un amore fra due giovani donne e questo è sottolineato dalla delicatezza non solo delle parole, ma anche della musica che in alcuni momenti assume atmosfere sognanti. Bella l’esecuzione ma nulla di eccezionale.
Voto: 6+

Ultimo – “Alba”

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È un testo triste e lo dicono non solo le parole, ma anche quel pianoforte che conferisce continuità alla malinconia fino a farla diventare ritmo. Non c’è alcun ritornello Sanremese ma un crescendo di voce e di strumenti. Una sorta di ballad dell’uomo solitario e triste. In uno dei passaggi Ultimo lo esclama a gran voce: “Amo l’alba perché spesso odio la vita mia”.Un bel testo e una bella esecuzione, per un buon posizionamento ma non per sperare nella vittoria.
Voto: 6+

Coma Cose- “L’addio”

Ci hanno raccontato, cantando, la loro crisi sentimentale. Erano coppia nella vita e nell’ arte e si sono ritrovati solo coppia nell’ arte. Lei dirà poi dal palco che la crisi è passata, ma la canzone la racconta appieno. Sono i soliti Coma Cose con delle parti in cui duettano e altre parti in cui uniscono le loro voci che hanno diverse sonorità e che quindi risultano molto piacevoli se mescolate insieme.
Già si capiva dal testo che in mezzo a tanta tristezza non sarebbe poi finita così male: “E comunque andrà. L’addio non è una possibilità”.
Voto: 7

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Elodie -“Due”

È un festival che è nato sotto una costellazione astrale negativa per il segno dell’amore. Non ce n’è uno, almeno in questa prima serata, che sia felice. Elodie con la sua canzone lo conferma. Qui siamo alle telefonate interrotte tra i due. Ricorda “Se telefonando” il memorabile brano di Mina, ma i suoni e il piglio sono completamente diversi. Il ritmo è pulsante come pulsa un cuore; le percussioni insistite e infine c’è un ritornello che viene continuamente rilanciato fino a penetrare nella testa. Raffinata l’esecuzione. Può puntare in alto. Bello l’outfit total black con quel vedo non vedo.

Leo Gassmann- “Terzo cuore”

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Ha una grande famiglia alle spalle che si rispecchia nei suoi occhi sorridenti e anche nel modo originale e simpatico che ha di cantare questo brano in cui si sente, proprio si sente, la mano del front man dei Pinguini tattici nucleari, Riccardo Zanotti. Una canzone serena, cantata in modo tranquillo da un ragazzo che nonostante il gran nome e il percorso già fatto non si è di certo montato la testa. Una musichetta tutto sommato gradevole. Un po’ di sana freschezza e allegria in una serata, come ho già detto, dominata dagli amori tristi. Merita, per simpatia, la sufficienza.
Voto: 6 

I cugini di Campagna – “Lettera 22”

Ascoltarli e vederli è come entrare in un negozio di modernariato nel tentativo di trovare un oggetto degli anni Settanta-Ottanta. Il ricordo va ai loro famosi pezzi d’ amore, ma purtroppo non è più quel tempo. I critici musicali che li hanno ascoltati in anteprima si sono molto divisi. A me hanno fatto tenerezza e perciò meritano una risicata sufficienza. Sono fuori tempo, proprio fuori tempo.
Voto: 6 – – –

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Gianluca Grignani – “Quando ti manca il fiato”

Roba da psicanalisi. Gianluca Grignani canta della sua relazione dolorosa con il padre assente. Talmente assente da porsi in una telefonata la terribile questione: “Quando accadrà verrai al mio funerale?”. L’irrisolta vicenda Freudiana esalta solo il rock della chitarra. Un brano urlato con un testo però da cantautore cosa molto difficile da trovare nell’ultimissimo panorama musicale. Sufficienza piena in una serata che è stata dal punto di vista musicale così così.
Voto: 6 e mezzo

Olly – “Polvere”

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Questo brano è dominato dal ritmo della cassa. Lo sentiremo nelle discoteche che passano a profusione la musica commerciale. Il ritornello è tanto elementare da far divertire. Ad alcuni ha ricordato il Fedez delle origini, a me non saprei. Anche lui come molti altri viene da Sanremo giovani. Bisognerà aspettare un po’perché maturi. È piacevole vederlo sul palco almeno per la verve che ci mette. Non è molto gradevole il brano.
Voto: 5

Colla Zio – “Non mi va”

Il nome del gruppo mi piace assai. Sa di vera alterità, di gente di periferia (ed io amo le periferie), di gergo giovanile. Non c’è nel loro brano la ritmica dei rapper si sente invece il ritmo di gente che vuole far festa. Dei Busker, come li chiamano oggi. Vengono da Sanremo giovani e con la loro energia e voglia di divertirsi ci contaminano. Una gioiosa e bella novità. Per il pezzo e ancor di più per il variegato colore dei loro vestiti gli assegno la sufficienza. Voto 6

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Mara Sattei – “Duemilaminuti”

Qui non c’è solo la tristezza degli addii, non ci sono cuori spezzati, ma c’è una vita terribilmente vera fatta anche di alcol e lividi. Il pezzo è firmato, tra gli altri, da Damiano David dei Maneskin. Anche in questo caso, però, si tratta in fin dei conti di un amore malato. Molto adatto a Sanremo nel ritmo e nell’ uso dell’orchestra che accompagna la canzone. Non è stata accolta con grande calore, La canzone rientra nella più classica tradizione Sanremese, nonostante i Maneskin.
Voto: 5 e mezzo

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