Dai Gufi a Brassens, la storia di Nanni Svampa in un libro

Il milanese Nanni Svampa intuisce che per riproporre le canzoni di Brassens bene e meglio si adattava l’uso del milanese. Michele Sancisi lo racconta interpellando chi l’ha conosciuto.

Dai Gufi a Brassens, la storia di Nanni Svampa in un libro
Nanni Svampa
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13 Febbraio 2022 - 11.42 Giornale dello Spettacolo


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di Giordano Casiraghi

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Un libro su uno dei più grandi cantastorie dal titolo «Il mondo di Nanni Svampa» (Sagoma editore, pp. 304 – 22€) scritto dal giornalista e autore per Sky Michele Sancisi. Nato nel 1938 Nanni Svampa scompare nel 2017 dopo una fortunata carriera tra il Lago Maggiore e la Milano del dopoguerra, poi gli anni Sessanta, l’esplosione del cabaret e la grande avventura con I Gufi, definiti da qualcuno i Beatles italiani. Un duraturo successo, anche in scia al grande maestro francese Georges Brassens, di cui il milanese è stato, nel mondo, il più prolifico e interessante traduttore, in lingua e vernacolo. Svampa è stato autore, cantante, attore, umorista, storico della canzone, sceneggiatore, produttore, talent scout e soprattutto custode della tradizione musicale milanese e lombarda.

Sancisi ha sviluppato la stesura del libro raccogliendo interviste, materiali inediti, fotografie private e citazioni dai testi e libri di Svampa. Tra gli intervistati abbiamo Roberto Brivio, Lino Patruno, Dina Svampa, Cochi Ponzoni, Vito Molinari, Bobo Craxi, Carlo Tognoli, Roberto Marelli, Pietro Bianchi oltre ai contributi originali di Paolo Rossi, Flavio Oreglio, del critico e musicologo Enrico de Angelis e del critico cinematografico Pierfranco Bianchetti. Completa il libro un ricchissimo inserto fotografico. Per saperne di più abbiamo interpellato Michele Sancisi.

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Dopo libri su Walter Chiari e Mariangela Melato un libro su Nanni Svampa. Quale comun denominatore?

Milano certamente, sono tutti personaggi di quella città dove anch’io sto passando gran parte della mia vita. Ci sono stati anche i libri su Marcello Marchesi e Nik Novecento. Dopo la scomparsa di Nanni la moglie Dina Svampa mi ha invitato a considerare l’idea di un libro, anche perché l’avevo conosciuto nel 2008 quando ho collaborato alla realizzazione di un documentario su di lui: «Nanni 70. I peggiori 70 anni della mia via». L’abbiamo seguito per un paio d’anni per varie interviste e una serie di concerti e spettacoli. Da lì siamo rimasti in contatto e così dopo la sua morte si è formata un’associazione per mantenere vivo il suo ricordo e il suo repertorio. C’è stata una serata all’Università Bocconi dove Nanni ha studiato, quindi al Piccolo Teatro e adesso esce questo libro che racconta la sua storia. L’ho portato a termine durante il lockdown, concentrandomi sulle interviste alle persone che l’hanno conosciuto, oltre alle citazioni dello stesso Nanni dalla sua autobiografia «Scherzi della memoria» uscito nel 2002.

Nanni però è ha vissuto per tanto tempo nel varesotto, come mai ha lasciato Milano?

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Ha sempre avuto un forte legame con quella zona anche se è nato e cresciuto in zona Porta Venezia a Milano, ma quando la guerra andava intensificandosi nel 1940 si è trasferito con i suoi sul lago Maggiore, da dove provenivano i suoi genitori. Il piccolo Nanni assorbe così la cultura contadina, poi quando torna a Milano scoprirà le osterie…

Ecco, appunto, le osterie e i locali che propongono musica e cabaret, quali?

Dapprima le osterie che già erano posti dove potevi ascoltare delle canzoni e Nanni era molto interessato a scoprirne sempre di nuove, al punto che andava in giro con un registratore e all’occorrenza le fissava su nastro. Tra i locali c’era il Nebbia Club e la Cassina de Pomm, ma anche lo storico Gatto Nero dell’Ortica, nella zona storica di Milano cantata anche da Jannacci. Giusto in questo locale siamo stati a girare scene del documentario «Nanni 70» di cui già abbiamo detto.

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Poi c’è la grande storia dei Gufi, come mai sono arrivati a sciogliersi?

I Gufi hanno avuto il massimo della loro popolarità nel 1965 poi però sono emersero delle disparità tra i componenti che hanno portato alla fine del gruppo. Ognuno aveva delle caratteristiche diverse, Patruno era un jazzista, Brivio un attore, Magni un cantastorie e poi c’era Nanni. Tutti con personalità forti, difficili da conciliare. Il primo a mostrare insofferenza è stato Gianni Magni e di quello scioglimento Brivio ha espresso rammarico fino alla fine. Svampa e Patruno hanno trovato una nuova formula per continuare insieme. Non ci sono colpe da attribuire, ma nella pur breve carriera i Gufi hanno pubblicato dodici album.

Poi viene Brassens, un innamoramento che per Nanni dura tutta una vita…

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Brassens lo scopre ai tempi dell’Università, al primo teatro goliardico, quando un insegnante di francese gli fa ascoltare le sue canzoni. L’idea vincente è quella di ripresentare le canzoni di Brassens usando il dialetto milanese. Un’idea che ha portato avanti per tutta la sua lunga carriera con una voce sempre bella, ricevendo consensi e gratificazioni documentati da una copiosa discografia. Per non parlare delle sue qualità come attore e intrattenitore, ma va ricordato che Svampa ha presentato le sue canzoni di Brassens quando ancora i Gufi facevano gruppo.

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