Ai fascisti di Casapound non è piaciuta la serie di Zerocalcare: un motivo in più per vederla

Secondo l'autore del pezzo (Adolfo Spezzaferro) l'unico momento bello è quando un ragazzino diventa nazista

Ai fascisti di Casapound non è piaciuta la serie di Zerocalcare: un motivo in più per vederla
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28 Novembre 2021 - 12.47


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Di ‘Strappare lungo i bordi’, la serie di Zerocalcare si è parlato tanto, tantissimo. E l’annuncio della seconda stagione, confermata dallo stesso Zero, promette che la discussione non si fermerà qui. 

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Zerocalcare è uno dei più prolifici fumettisti degli ultimi dieci anni: i suoi libri (di cui uno, ‘Dimentica il mio nome’  è secondo classificato al Premio Strega Giovani, il primo fumetto a entrare in competizione) sono tanti, di cui altri due di recentissima uscita, e tutti, chi più chi meno, girano intorno ai personaggi visti nella serie che lo ha reso noto anche al grande pubblico. Da Sara a Secco, passando ovviamente per lo stesso Zero, oltre le tematiche di cui ‘Strappare lungo i bordi’ è costellata. Insomma, chi Zero lo conosceva già non è stato stupito di trovare le storie di quando partecipò alle proteste per il G8 di Genova, il simbolo del Ypg curdo sulla porta della cameretta (la lettura a Kobane Calling sarebbe da mettere obbligatoria nelle scuole italiane), la poetica dichiaratamente schierata di Zero, la sua periferia antifascista e antirazzista. 

Tutti temi che in un paese che ha ancora difficoltà a rimuovere dalla sua Capitale gli obelischi con inciso ‘Dux’ sono ovviamente divisivi. E anche in questo caso, come si diceva all’inizio, sulla serie di Zero ci si è divisi. Se ha fatto da padrone la polemica sterile sul romanesco dei personaggi (che sono nati, sono cresciuti e vivono nella periferia romana, quindi non si capisce come avrebbero dovuto parlare secondo i puristi dell’italiano che non hanno ancora compreso il corretto uso di ‘piuttosto che’), c’è un’altra polemicuccia che ha provato a fare capolino, per fortuna senza successo. Ma vale la pena dargli un’occhiata, anche solo per riderci su. 

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Le pagine del giornale da cui la feroce critica ha provato a mostrare i denti sono quelle del Primato Nazionale, punto di riferimento di Casapound. E già possiamo intuire il perché, come dice il poco esplicativo titolo, perché ai fascisti di Casapound non è piaciuta la serie di Zerocalcare. Oltre la solita retorica del ‘Zero è uno che canta la periferia ma in realtà ha fatto i soldi” e quindi non è più autorizzato a parlare, l’autore del pezzo – Adolfo Spezzaferro, che speriamo sia un nome inventato – indica come unico momento che ha gradito della serie quello dove un ragazzino, cui Zero dava ripetizioni da piccolo, è ‘diventato nazista’: “Ovviamente nel senso che almeno uno esce fuori dal coro della narrazione dominante. Dove è normale, pacifico vivere in mezzo a simboli antifa e frequentare palestre popolari e altri posti dei compagni. Come se non esistesse un altro mondo, l’alternativa” scrive Spezzaferro. 

L’alternativa sarebbe il nazismo. La via di fuga dalla ‘narrazione dominante’ (quando piace, ai fascisti, fare le vittime del sistema) sarebbe la violenza, il razzismo, il manganello, la dittatura, l’orrore. Sarebbe già questo sufficiente a compatire i poveretti che nel nazismo trovano un viatico ai loro fallimenti. Se poi aggiungiamo l’immagine dei vari Spezzaferro di tutto il mondo che davanti a una serie come quella di Zero ‘rosicano’ (se non lo capite, googlatelo. O azionate i sottotitoli) allora i motivi per apprezzare questa piccola perla di Netflix aumentano. 

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