Fascista: il documentario del cugino di Pasolini che smaschera la propaganda di Mussolini
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Fascista: il documentario del cugino di Pasolini che smaschera la propaganda di Mussolini

Nico Naldini lo realizzò nel 1974. Ora in versione digitale in 2K realizzata da CSC - Cineteca Nazionale e riemerso grazie a Grimaldi Film e CG Entertainment che lo distribuirà in home video

Benito Mussolini
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21 Luglio 2021 - 20.35


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Come smascherare la propaganda mussoliniana: lo ha fatto Nico Naldini, cugino di Pier Paolo Pasolini, nel 1974 con il documentario Fascista, ora in versione digitale in 2K realizzata da Csc – Cineteca Nazionale e riemerso grazie a Grimaldi Film (produttore del film) e Cg Entertainment (che lo distribuirà in home video il 5 ottobre) e Cinemazero, con il festival Pordenone Docs Fest – Le voci dell’inchiesta.
Sparito dopo la prima alla Mostra di Venezia nel 1974, Fascista arriva il 21 luglio al festival Il Cinema Ritrovato, promosso fino al 27 luglio dalla Cineteca di Bologna.
“Nel 1972 – ha spiegato Riccardo Costantini di Cinemazero – due anni prima dell’uscita del film, Naldini organizzò nella località balneare di Grado una retrospettiva dedicata al Cinema delle dittature: riuscì ad avere dall’Istituto Luce i numeri unici – interi – dei cinegiornali che nessuno aveva più visto dall’epoca della loro realizzazione.
Con materiali che vanno dall’Adunata di Napoli del 24 ottobre 1922 alla dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940, Naldini – affidando il commento fuori campo alla voce dello scrittore Giorgio Bassani – mise a tutto schermo, con Fascista, quel Mussolini che volle dare di sé quell’immagine di dittatore buono, forte, amato dal suo popolo, seduttore.
Il film generò immediato dibattito dopo la prima a Venezia del 1974: per questo, dopo alcune proiezioni, praticamente sparì dalla circolazione”.
“La propaganda demagogica del fascismo è stata tutto”, aveva detto Nico Naldini, scomparso lo scorso settembre.
“Il regime fascista, che in essa espresse la sua originalità, e il successo personale di Mussolini negli anni Venti e tutta la sua successiva carriera di dittatore si appoggiano unicamente alla più straordinaria macchina di public relation all’interno e all’esterno della nostra storia. Dietro questa non c’era nel pensiero politico né cultura, nemmeno come forme aberranti e degenerate (come il nazismo), ma una involuzione storica ottenuta con i più violenti metodi pragmatici e voluta dalla crisi del capitalismo. Questo film intende essere una presa di coscienza drammatica, forse traumatizzante per le nuove generazioni, del fenomeno mussoliniano”.

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