Come Roma volta le spalle ai più deboli: la storia di Milos, 14 anni, a Propaganda Live
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Come Roma volta le spalle ai più deboli: la storia di Milos, 14 anni, a Propaganda Live

Milos ha 14 anni, vive al Quarticciolo da tutta la vita. Forte accento romanesco, Milos è nato ed è cresciuto in Italia. Ma italiano non è. E la quarantena non ha migliorato le cose.

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17 Ottobre 2020 - 09.21


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In un periodo in cui a Roma è cominciata la campagna elettorale per la poltrona di sindaco (con un grottesco campionario di candidati che vanno da Vittorio Sgarbi a Massimo Giletti), a Propaganda Live Diego Bianchi mostra la storia di Milos, 14 anni, la cui vicenda era già finita sulle pagine de L’Espresso. 
Milos ha 14 anni, vive al Quarticciolo da tutta la vita. Forte accento romanesco, Milos è nato ed è cresciuto in Italia. Ma italiano non è. E non esserlo, non gli consente di portare la sua passione, la boxe, a un livello professionistico. Milos è uno dei campioni della palestra popolare del Quarticciolo, cui Zoro ha dedicato il racconto della settimana: una palestra che si è ritagliata uno spazio, sgominando contro le ingiustizie che incacreniscono le periferie della Capitale, salvando molti ragazzi come Milos da un sicuro futuro in strada, forse da spacciatore. Perché, come spiega un altro ragazzo, il criminale lo fai se non hai nulla da perdere. La palestra ha dato loro qualcosa da perdere, una comunità, il valore dell’aiuto agli altri. 
Ma la storia di Milos, come spiega la giornalista de La Stampa Francesca Schianchi, è un concentrato di ingiustizie: il ragazzo risulta positivo al Covid-19, è costretto alla quarantena insieme a tutta la sua famiglia. Cinque persone costrette in 27 metri quadri. Milos dorme in cucina con il fratello, fanno a turni per l’unico materasso disponibile. L’altro dorme per terra. Milos trascorre le sue giornate a letto, “ho messo sette chili” racconta a Zoro in un video da lui inviato, “voglio combattere, non ce la faccio più”. Poi arriva finalmente il giorno del tampone, ma sorge un altro problema: la famiglia di Milos non ha la macchina. Come recarsi al drive-in?
Coi mezzi, incredibilmente: Milos si alza alle 4, prende il tram alle 5 per evitare di incontrare gente, lui che è ancora un potenziale positivo. Nel tram qualcuno c’è, Milos si tiene a distanza. Ma sta violando la legge, e lo sa, ma non ha altra scelta. Perché l’Italia è un paese che detta le leggi ma non mette i suoi abitanti più fragili, più poveri e in difficoltà nelle condizioni di rispettarla. Anzi, nel caso di Milos, non li considera nemmeno suoi abitanti. 
Milos ha fatto il tampone, aspetta lunedì il risultato. Zoro, in studio, si augura che la sua storia possa finire bene. E auspica che il futuro sindaco di Roma, anziché fare i proclami su twitter, riparta da storie come questa. 

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