Pamela Prati in Rai è l'ennesima sciatteria sciocca e oscena del servizio pubblico
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Pamela Prati in Rai è l'ennesima sciatteria sciocca e oscena del servizio pubblico

La protagonista dell'imbarazzante saga di Mark Caltagirone a Domenica In per promuovere il suo libro che non varrà un rametto secco dell'albero che è costato per stamparlo

Pamela Prati
Pamela Prati
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18 Maggio 2020 - 14.53


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di Adelmina Meier 
La promozione del libro di Pamela Prati, quella del finto matrimonio che lo scorso anno fece inciampare la Rai in una figuraccia, potrebbe essere inserita nel lungo elenco delle cose di pessimo gusto del Servizio pubblico, se non fosse spia di un paio di cose più gravi. Alla Prati, come si sa, ieri è stato regalato un incredibile tappeto rosso per entrare e sedersi in uno dei salotti più popolari della prima Rete, quello della Venier. Chiamata a “Domenica in” per promuovere un libro che – senza la tortura di doverlo sfogliare – non varrà un rametto secco dell’albero che è costato per stamparlo. Perchè la Rai, e per suo conto la Venier, hanno ritenuto di doverla invitare? Ci sono canali misteriosi ed altrettante misteriose mani che riescono a determinare le cose in Rai al di là di ogni logica. Dopo la figuraccia fatta lo scorso anno con la promozione di una fake news by Pamela Prati, ritornare sulla scena del delitto è apparsa una vera perversione. In termini di ascolto ha pesato poco e niente, ha contribuito a movimentare quel baraccone del quale la Rai non può andare fiera. La Venier ci ha tenuto a dirlo: della Prati sanno sia il direttore di Rai Uno, Coletta, sia l’ad Salini. Complimenti. L’incomprensibile ripetuta carineria della Rai a Pamela Prati, in un momento nel quale alla Rai si imporrebbe, invece, un totale ripensamento di prodotto e linguaggio, la definizione di un progetto nuovo per programmazione e informazione, la definizione di un racconto del Paese non delegato a un paio di mosche bianche e scomode come Iannacone o Ranucci ) è uno sciatto segnale di segno opposto. Dunque, Salini e il neo direttore di Rai1 sapevano e non hanno avuto dubbi. Sapeva Coletta fresco di nomina a Rai1, sapeva l’ad Salini che divide con l’altro inquilino del settimo piano – vale ricordarlo – una vicenda altrettanto incomprensibile, quella della mail truffa mai spiegata e che non si vorrebbe mai spiegare. Nell’attesa della verità su quel pasticciaccio, unica cosa certa è la diversa spiegazione data da Salini e Foa su quella mail falsa che voleva estorcere denaro pubblico. E questo rende tutto più inquietante.
Certo, la televisione deve proporre anche intrattenimento e spazi di leggerezza. Ovvio. Meno ovvio che si spacci per leggerezza la fake news tinta di rosa, l’oscenamente sciocco. La Rai ha alle spalle una grande tradizione di intrattenimento, ma questa è un’altra storia della quale i nuovi padroni del servizio pubblico non hanno memoria e cultura.
La Rai – macchiata dal peccato originale di una elezione, quella di Foa, molto dubbia – appare senza una linea guida e le nomine dei giorni scorsi risultano vecchie nella logica e gravi perchè frutto di condivisioni, con protagonisti PD e Cinque Stelle, e satolli spettatori gli ex alleati dei Cinque Stelle. Nomine vecchie nel metodo e nella logica che ha determinato i nomi: rispondono alla appartenenza, alla vicinanza. Bandierine ieri, bandierine oggi. L’urgenza di un progetto culturale che legga il Paese e lo accompagni nella difficile ricostruzione appare elemento secondario e rinviabile. In primis, si spalanchino le porte a Pamela Prati. Lo spettacolo ( penoso ) continua.

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