Salone del Libro, abbandona anche Francesca Mannocchi: "non parlerò del dramma dei migranti vicino ai fascisti"

La giornalista, che lavora in Libia, ha annunciato su Facebook la propria assenza: "proverei disagio a stare nella stessa stanza coi fascisti"

Francesca Mannocchi
Francesca Mannocchi
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6 Maggio 2019 - 15.32


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La decisione del Comitato di Indirizzo del Salone del Libro di concedere uno stand ad Altoforte Edizioni e al suo libro su Matteo Salvini sta avendo pesantissime conseguente sul piano dell’immagine: sono già tanti gli scrittori e le case editrici che hanno annunciato che non condivideranno il loro spazio con i fascisti. I primi sono stati i Wu Ming, seguiti da Carlo Ginzburg, il fumettista Zerocalcare, la rivista People. Ora anche Francesca Mannocchi, autrice del libro-inchiesta ‘Io, Khaled, vendo uomini e sono innocente”, ossia una cronaca della detenzione degli immigrati nei lager in Libia raccontata dalla prospettiva di un trafficante di esseri umani, ha annunciato che non sarà alla kermesse torinese, dove il 12 maggio doveva appunto parlare del suo libro. 
A darne l’annuncio è lei stessa, con un post su Facebook: “Ho osservato tutto da qui, dalla Libia. Ho letto comunicati ufficiali, dimissioni. Prese di distanza. E’ il mio turno. Non sarò al Salone di Torino a parlare del mio libro e di migrazioni, dell’oblio dei morti nel Mediterraneo e delle politiche che l’hanno generata. Ho deciso di annullare la mia presenza il prossimo dodici maggio. Sarebbe stato troppo il disagio, personale e politico. Il privato è ancora politico? Il nostro paese non è il paese di dieci anni fa, di venti anni fa. 

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E’ il paese dei grembiuli, delle armi, dei balconi. E’ la Macerata di Traini, candidato con la Lega Nord a Corridonia e degli stupratori di Viterbo, targati Casa Pound.
E’ il paese della sparatorie a Napoli e dei selfie del Ministro dell’Interno con Orban davanti al filo spinato. E’ il paese in cui Salvini di fronte alle minacce razziste (‘ammazza il negro’) scritte sul muro della casa di Bakary Dandio e delle sua famiglia adottiva a Melegnano risponde: “Rispetto il dolore e condanno il razzismo, ma la signora rispetti la richiesta di sicurezza degli italiani“.
La sicurezza degli italiani.
Salvini ha scritto un libro intervista con la casa editrice di Casapound, Altaforte.
E anche qui, il passaggio rispetto a pochi anni fa è chiaro.  Non è più Rizzoli, come il libro precedente, non serve più mascherarsi dietro editori rispettabili. Significa che Altaforte è sdoganata, del tutto.  Anche al Salone, più degli anni precedenti.

Tutto questo è accaduto mentre la timidezza dei troppi, la ritrosia della zona grigia, l’opportunismo dei camaleonti di stato consentiva a gruppi fascisti (e partiti appoggiati da gruppi fascisti) di essere sostenuti dalla maggioranza del paese.
Perciò no, annullo l’evento cui ero stata invitata e non sarò al Salone di Torino a far parte del ‘cartellone antifascista’.

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Continuerò a fare il lavoro che faccio, come lo faccio. Che è la mia resistenza, il mio privato e politico antifascismo”. 

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