Il ricordo di Grazia Nidasio, signora del fumetto italiano

Se ne è andata la notte di natale Grazia Nidasio, madre di indimenticabili personaggi come Valentina Morandini detta Mela Verde. Il ricordo di Giovanni Giovannetti

Un'illustrazione di Grazia Nidasio
Un'illustrazione di Grazia Nidasio
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Giovanni Giovannetti Modifica articolo

26 Dicembre 2018 - 15.24


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La notte di Natale, quasi novantenne se ne è andata Grazia Nidasio; era l’indiscussa caposcuola del fumetto italiano, la “madre” o madrina di storie come Valentina Mela verde (uscito a puntate sul “Corriere dei Piccoli” a partire dall’ottobre 1968) e di molti altri personaggi: Stefi e Miura (sorella minore e fratello maggiore di Mela verde) Nicoletta e Scaramacai, Violante e il Piccolo Mugnaio bianco della pubblicità…

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Se a Valentina Morandini detta “Mela verde” Grazia Nidasio ha legato la sua popolarità (una ragazzina racconta nel suo diario le alterne vicissitudini del passaggio dall’infanzia all’adolescenza), è per noi indimenticabile un capolavoro come la saga del Dottor Oss, da un racconto di Jules Verne, magistralmente disegnato “all’antica” (e cioè con i testi a piè di vignetta) su sceneggiatura di Piero Selva alias Mino Milani, ovvero uno dei più grandi – se non il più grande – narratore d’avventura e di mistero del Novecento italiano.

Il sodalizio tra Milani e Nidasio sulle pagine dei “Corriere dei Piccoli” era cominciato nel 1956 con I ladri del fiume, un romanzo agreste a puntate cui seguirà, nel 1959, Il fiume non si ferma (e nell’illustrare questo romanzo la Nidasio passa dai suoi sereni personaggi ai soldati in guerra).

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La collaborazione si estende ai fumetti: La principessa Brambilla – dall’omonima fiaba di Ernst T. Hoffman – è del 1965; seguiranno Il Signor Martino nel 1967 e La luce azzurra nel 1969. Tra il 1964 e il 1969 i due autori lavorano al Dottor Oss, uscito la prima volta sul “Corrierino” del 2 agosto 1964. Ricorda Nidasio: «quando Mino scriveva le puntate in redazione, noi scommettevamo che avrebbe battuto l’episodio senza fermarsi un momento. E così accadeva. Quando il ticchettio della macchina da scrivere cessava, il testo era lì, uscito perfetto e pulito come se il fantasma di Verne in persona glielo avesse dettato. C’era solo da impaginare».

Il Dottor Oss è la storia di uno scienziato irascibile che Piero Selva (Milani) imbelletta d’avventura, trasfigurandolo da cattivone qual’era in cavaliere ottocentesco e ricavandone una trama che oggi definiremmo steampunk, quel filone della fantascienza moderna che inserisce elementi ipertecnologici in una ambientazione storica. La prima puntata esce il 2 agosto 1964 sul numero 31 del “Corrierino”, introdotto da questa breve nota: «Giulio Verne scrisse anche racconti umoristici come questo Dottor Oss che probabilmente ancora non conoscete, e che troverete assai divertente».

Lo scienziato Girolamo Oss da Quinquendone, ha scritto Pier Luigi Gaspa, «è protagonista di vicende fantastico-fantascientifiche che lo avvicinano ai temi cari all’Indiana Jones di Steven Spielberg oppure, per rimanere nell’ambito del fumetto, a Martin Mystere» di Alfredo Castelli. Il successo del Dottor Oss fu immediato, tanto che, racconta Milani, «si decise di continuarlo: e stavolta fui libero di raccontarlo come pensavo, e di tentare di rapportarlo al personaggio di Grazia Nidasio, al suo stile, alla sua nobiltà».

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