Finiamola una volta per tutte con la bufala di Maria Schneider stuprata in 'Ultimo Tango a Parigi'
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Finiamola una volta per tutte con la bufala di Maria Schneider stuprata in 'Ultimo Tango a Parigi'

Poche ore dopo la morte di Bertolucci, giornali e lettori si sono fiondati su quella brutta storia, raccontata male e diffusa peggio. Ecco come andò veramente

Maria Schneider e Marlon Brando
Maria Schneider e Marlon Brando
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David Grieco Modifica articolo

26 Novembre 2018 - 19.30


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Torno a scrivere a proposito della morte di Bernardo Bertolucci perché il direttore di Globalist Gianni Cipriani mi segnala che alcuni nostri lettori su Facebook (che io non frequento) stanno commentando civilmente ma severamente ciò che ho scritto nel mio articolo per ricordare una grave, gravissima colpa che macchierebbe in modo indelebile la vita e la carriera di Bernardo Bertolucci: aver lasciato che Marlon Brando stuprasse Maria Schneider durante le riprese di “Ultimo Tango a Parigi” nella famosa scena detta “del burro”.

Ebbene, cari lettori civili e severi, dovete sapere che anche voi, purtroppo, state veicolando una grave, gravissima bufala.

Ma non siete i soli, e siete senz’altro i meno colpevoli. Perché, a quanto pare, quasi tutta la stampa italiana, passato il momento di cordoglio, si è gettata di nuovo a capofitto su questa bufala.

Marlon Brando e Maria Schneider recitavano in un film di finzione intitolato “Ultimo Tango a Parigi”. Avevano letto la scena di sesso e avevano firmato un contratto. La scena era identica a come era stata scritta nel copione, eccetto il burro che fu un’idea venuta a Marlon Brando mentre stava facendo colazione sul parquet dell’appartamento deserto con pane e burro.

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A Bertolucci l’idea piacque e poco dopo venne girata la scena. Una scena di pura finzione: amplesso finto, grida finte.

Dal set non trapelò nessun pettegolezzo. Semmai, qualcuno della troupe disse che forse quella scena, anche per via del burro, poteva correre il rischio di risultare un tantino ridicola. Chiedere a chi era presente. Al direttore della fotografia Vittorio Storaro, per esempio, che è vivo e vegeto.

Come forse ricorderete, nell’allora medievale Italia “Ultimo Tango a Parigi” venne poi sequestrato, processato e condannato al rogo. A Bernardo Bertolucci non capitò sorte migliore. In tribunale, fu condannato per oltraggio al pudore e se non fosse stato incensurato avrebbe seriamente rischiato di finire in galera. Bernardo Bertolucci venne comunque privato dei diritti civili, compreso quello di esercitare il suo diritto di voto alle elezioni.

Questo è stato l’unico, vero scandalo di “Ultimo Tango a Parigi”.

Trent’anni dopo, Maria Schneider dichiarò in un’intervista che si era sentita abusata e umiliata da quella scena e in particolare da quel dettaglio del burro che non era scritto nel copione. Colma di amarezza, nell’intervista la Schneider accusò genericamente anche altri colleghi, come Jack Nicholson, suo partner in “Professione Reporter” di Antonioni.

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Maria Schneider era ormai sola, malata, dimenticata, e aveva più volte tentato il suicidio. Non credo risulti difficile capire quanto può soffrire una donna che all’età di 19 anni raggiunge un successo clamoroso e travolgente che in seguito mai più si ripeterà. Sono cose che vanno capite e non biasimate.

Maria Schneider è morta nel 2011, a soli 58 anni.

Poco dopo, Bernardo Bertolucci (che non l’aveva mai più rivista) ha commesso un errore. Memore di quella intervista che lei aveva rilasciato, le ha chiesto scusa per averla inconsapevolmente fatta soffrire. Avrebbe voluto incontrarla, avrebbe voluto riparlarne con lei, e gli dispiaceva non averlo potuto fare.

Fu un errore? In quest’epoca oscena senz’altro, visto che tanti hanno ricominciato a speculare su quelle scuse e lo fanno ancora.

Ma fu l’errore di un uomo estremamente sensibile e dotato di una nobiltà d’animo che oggi sembra morta con lui.

Cari lettori, se proprio volete commentare e giudicare, documentatevi. Vi sarebbe bastato guardare e ascoltare la conversazione con Bernardo Bertolucci a Bari. In quell’occasione, abbiamo parlato anche di questa storia, senza remore e senza ipocrisia.

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Cari colleghi, voi invece avete il dovere di documentarvi. E se anche voi ci mettete a veicolare allegramente fake news, è la fine.

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