Isabel Allende, che ha trasformato in letteratura il trauma dell’esilio dal Cile

Nipote di Salvador Allende, presidente cileno ucciso dai golpisti, fu costretto all'esilio. E ha sempre dichiarato: "senza quel trauma non sarei diventata scrittrice"

Isabel Allende
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11 Settembre 2018 - 20.44


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Lei è riuscita a gestire il dolore e la disperazione per il golpe, i morti e l’esilio traendone l’ispirazione per essere la grande scrittrice che poi è diventata. Isabel Allende, nipote di Salvador, presidente cileno ucciso nel golpe di Pinochet del 1973, ha raccontato quella “mutazione”: “non sarei mai diventata una scrittrice se non ci fosse stato il colpo di stato militare in Cile” ha detto molto tempo dopo, quando con un pizzico di amarezza ha aggiunto: “ormai non c’è più una grande differenza tra le sinistre e le destre”. 

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Aveva anche avuto parole critiche verso gli stessi cileni: “negli Stati Uniti e in Europa non è considerato un peccato che i libri di uno scrittore vengano molto. Ma nel Cile sì. Quando un autore scala le classifiche automaticamente molti dicono che è perché la sua opera è di bassa qualità. 

Isabel Allende ha comunque sempre avuto un grande amore per il Cile, per i cileni e, in modi differenti, è sempre stata una testimonial dell’importanza della libertà e della giustizia contro il fascismo, la dittatura e la morte. 

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