Vasco Rossi no stop: 40 anni di rock in 69 canzoni

E’ uscita l’antologia dei brani del Komandante. Quattro gli inediti raccontati dall’artista

Vasco Rossi
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Francesco Troncarelli Modifica articolo

14 Novembre 2016 - 11.32


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di Francesco Troncarelli

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Per Vasco Rossi il numero perfetto è il 4. Questo numero per lui, è stato fondamentale e al tempo stesso significativo nel 2016. Quattro sono stati i concerti (sold out) all’Olimpico, quaranta gli anni di carriera (che saranno festeggiati a Modena con un megaraduno il prossimo luglio), quattro sono i nuovi brani che corredano la prima antologia storica e, come afferma testualmente “monumentale”, della sua carriera.

S’intitola “Vasconostop” e contiene 69 pezzi raccolti in singolare ordine cronologico al contrario, e cioè dall’ultimo singolo uscito nei giorni scorsi “Un mondo migliore” a cui è abbinato un cliccatissimo video girato insieme all’attore Vinicio Marchioni, alla prima “Jenny è pazza” pubblicato nel 45 giri dell’esordio inciso insieme a “Silvia” nel 1977.

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9 CD, 133 canzoni, 8 ore di musica. E ancora 2 DVD, 4 ore di video e una chicca per i collezionisti: il ritrovamento di tre video originali e restaurati, “Domenica Lunatica”, “Il Blasco” e “Muoviti”. Il tutto corredato da un eccezionale book fotografico di 200 pagine.

Gli ingredienti di questa antologia, vera e propria opera omnia della sua musica che è disponibile anche in vinile, sono quelli tipicamente “alla Vasco”: la malinconia, l’ironia, la forza e la voglia, sempre, di fuggire verso un luogo diverso, verso una vita diversa con il ritmo di una ballata che insegna ad essere liberi e che “costa soltanto qualche rimpianto”.

“Un mondo migliore”, “Come nelle favole”, “L’amore ai tempi del cellulare” e “Più in alto che c’è” sono i quattro pezzi nuovi di zecca che costituiscono l’anello di congiunzione tra il presente e il passato, anche remoto, della vastissima produzione del rocker di Zocca.Secondo il Komandante, “Un mondo migliore“ il brano che ha anticipato l’uscita di questa antologia, è una canzone di speranza che parla della scelta di essere liberi. Lo spunto per il testo gli è venuto con la malinconia provata una sera, prima di partire per Los Angeles “Non ne avevo più voglia improvvisamente- ricorda Rossi-. Come al solito il dualismo che non mi dà pace: da una parte la voglia di muovermi, l’ignoto m’incuriosisce e mi sfida. Contrapposta a quel dannato bisogno delle abitudini di tutta una stagione. E dire che ero contento di partire, è un posto dove potrei anche trasferirmi pensavo. Ma “quella” noia, dalla quale devo fuggire, è sempre lì, ce l’ho dentro e non c’è niente da fare”.“In volo poi- spiega poi Vasco-, la canzone ha preso altre strade. Dalla difficoltà di adattamento, non è facile lasciarsi tutto alle spalle e cominciare daccapo in un altro posto, un’altra situazione. Al cambiamento che comporta necessariamente ricostruzione. E, last but not least, quel che più conta: la scelta di essere libero. A costo di qualche rimpianto”.

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Il secondo inedito pubblicato in “Vasconostop” è “Come nelle favole”, una canzone dal tono più leggero, ironico, dove la quotidianità è sogno. “Avere dei bambini, come nelle favole”, dice Vasco: “Il perfetto quadretto della coppia che sogna di vivere insieme per tutta la vita? Come nelle favole, appunto. Tra sogno e realtà…noi sappiamo poi come va a finire, ma non vogliamo rovinare i sogni a nessuno”.

Poi c’è “L’amore al tempo dei cellulari”, sulla dipendenza da telefonini, una ballad che rappresenta l’altra faccia del rock, energia, provocazione e divertimento: “Non sopporto/questo maledetto aggeggio/ che mi trova sempre ovunque sono” canta il Blasco che al riguardo spiega “Tempo fa ho letto un libro su come è cambiato il mondo dal secolo scorso, quando c’era il telefono fisso e si rispondeva:”Pronto, chi parla?”, a oggi ventunesimo secolo che il telefono è mobile e smart, neanche rispondi che dall’altra parte ti si ingiunge: ”Ciao, dove sei?”. Beh, una bella differenza, se ci pensi. Per me poi che amo soprattutto farmi i fatti miei..”.

Il quarto brano infine è “Più in alto che c’è” scritto per un album di Dodi Battaglia dei Pooh da solista. “Forse non tutti sanno che Dodi ha suonato la chitarra in “Una canzone per te- ha raccontato Vasco-. “E’ un grande chitarrista, oltre a essere un Pooh, un giorno mi chiese di scrivergli una canzone. Gliel’ho scritta molto volentieri, lì per lì e non me ne sono pentito. Ma già mentre gliela consegnavo, sapevo che prima o poi l’avrei voluta cantare anche io”. Oggi è arrivato il momento. E il brano così ha acquistato tutto un’altra atmosfera.

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