Il gossip uccide la memoria di Claudio Villa

È in atto uno scontro televisivo fra i due figli riconosciuti del grande cantante. A rimetterci è soltanto il ricordo di un grande artista,unico nel suo genere. [Giancarlo Governi]

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31 Marzo 2014 - 17.35


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di Giancarlo Governi
Oggi ci troviamo ad assistere ad una diatriba televisiva, con botta e risposta e contro risposte anche in contemporanea, fra i due figli riconosciuti per via giudiziaria di Claudio Villa, Manuela e Claudio, e la vedova Patrizia Baldi. Poiché ritengo che da questo confronto, si fa per dire, a rimetterci è soltanto la memoria di un grande artista, sicuramente unico nel suo genere, che ebbe non poche debolezze dal punto di vista umano, mi sento in obbligo di ripubblicare la prefazione del libro “Il romanzo di una voce Armando Curcio Editore”, scritto con Leoncarlo Settimelli, oggi defunto.

Claudio Villa è stato senza dubbio uno dei grandi protagonisti della vita musicale del secondo dopoguerra, creando due opposti sentimenti negli italiani: il fanatismo da una parte, la totale avversione dall’altra. Siamo un popolo che ama dividersi in due, come si sa: Bartali o Coppi, Tebaldi o Callas, Repubblica o Monarchia, Chiesa o Stato, Villa o Modugno…

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Il confronto, in quest’ultimo caso, non è solo musicale. Nella valutazione, contano anche le origini, la storia personale, le battaglie condotte. Sicché coloro che nutrivano una avversione per il cantante Villa hanno finito per smussare il loro giudizio di fronte all’uomo Villa, alle sue origini popolari, proletarie, alla sua battaglia per riuscire ad imporsi nonostante una grave malattia, alla tenacia per non farsi travolgere dalle nuove mode e mantenere il proprio spazio in un panorama che si trasformava.

È incredibile il numero di dischi registrati e venduti, delle trasmissioni cui ha partecipato, dei festival vinti. Villa instancabile, Villa sempre presente. È stato anche un guascone, inutile negarlo, cioè artista dagli atteggiamenti sopra le righe (e non solo del… pentagramma), dalla vis polemica continua. Ma proprio questo ne fa un grande personaggio, specie al cospetto della miriade di nuovi cantanti venuti dopo, che sembrano fatti di carta velina, non hanno storia, pensieri, generosità, esagerazioni. Si limitano a cantare. Magari sono tecnicamente bravi, ma sono senza spessore umano, macchinette da tre minuti di televisione e via. Villa no. Villa, nel bene e nel male, suscitava clamore, portava passione, combatteva come un gladiatore nel Colosseo. E naturalmente cantava, cantava bene, secondo una tradizione italiana che viene da lontano e che ha per caratteristica principale il grande virtuosismo. Piaceva solo ai vecchi? Non diremmo, poiché i suoi fan club vivevano di giovani ammiratori (e soprattutto ammiratrici), che erano pronti a farsi tagliare una mano in cambio di una sua canzone. Ovunque era seguito da folle plaudenti, e le forze dell’ordine avevano il loro daffare per evitare che, all’uscita dei teatri, venisse travolto dai suoi ammiratori.

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Mostrò infine coraggio civile, anche esponendosi al rischio di far pensare che quel coraggio tendesse a prolungare una popolarità al tramonto. Il suo secondo matrimonio, le iniziative di forte impatto laicista, il testamento affidato ad una epigrafe irridente, sono testimonianze che ci parlano di un uomo che – messe da parte le convenienze dell’artista – non cerca il consenso di tutti, ma vuole indicare i valori in cui crede.

Per ricostruire la storia di Claudio Villa ci siamo basati essenzialmente su alcuni nastri da lui incisi nel corso di più nottate, messi a nostra disposizione dalla moglie Patrizia, Si tratta di ricordi anche intimi e a volte dolorosi, registrati nella sua casa di Rocca di Papa nel microfono di un registratore che ne coglieva le pause dettate dall’emozione, la dolcezza del ricordo di momenti felici o il fluire della rabbia quando l’argomento verteva sui torti subiti.

Una testimonianza fondamentale per ricostruire le tappe di una vita certamente non comune, ben lontana dalle biografie curate dagli uffici-stampa della case discografiche o dalle ricostruzioni apparse sugli opuscoli – all’epoca numerosi – destinati al pubblico degli ammiratori. Un racconto sincero, spesso crudele, a tu per tu con se stesso, che abbiamo completato con i documenti consultati in settimane di ricerche nel suo enorme archivio personale.

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Quando abbiamo scritto il libro non abbiamo inserito la vicenda dei figli naturali (Claudio e Manuela) riconosciuti dal tribunale soltanto molti anni dopo la sua morte. Non lo abbiamo fatto perché di loro, molti di coloro che hanno frequentato Claudio Villa per lavoro e per amicizia, noi compresi, nulla o poco sapevano.
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