De Gregori e Alice non lo sa: la storia del disco

La testimonianza diretta di uno dei musicisti ospite nel primo Lp "da solo" del cantautore romano

De Gregori e Alice non lo sa: la storia del disco
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Piero Montanari Modifica articolo

24 Maggio 2011 - 14.59


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di Piero Montanari

In occasione dei 60 anni del mio amico De Gregori – che personalmente considero un meraviglioso poeta, erede a tutti gli effetti di Fabrizio De Andrè, ho un ricordo divertente del primo suo disco solista, dopo l’esperienza con Antonello Venditti col quale fece “Theorius Campus” un lp che li vedeva accomunati nella primissima esperienza discografica.

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Il duo nacque casualmente, in un viaggio in Ungheria al quale il compagno artistico di Francesco di quel periodo, Giorgio Lo Cascio, non volle partecipare perché affaccendato a sposarsi. Finita l’esperienza di Theorius, sia Venditti, sia Francesco presero ognuno la propria strada, sempre sotto lo sguardo vigile di Vincenzo Micocci. Ecco la storia.

Nel 1972, ormai avevo ottenuto grandi consensi come bassista e arrangiatore, suonavo jazz con Romano Mussolini, Tony Scott, Marcello Rosa ed altri grandi, e molti artisti, anche della scena pop, mi cercavano per lavorare. Era, per me, un bel periodo di crescita musicale ed avevo iniziato a bazzicare la Rca e gli altri studi romani.

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Francesco De Gregori mi invitò a suonare nel suo primo LP da solista (dopo Theorius campus” in coppia con Venditti). L’appuntamento era per l’inizio della settimana successiva, allo studio 38 di via Banti (quello di Vianello e Califano e della It di Micocci). In sala, quella mattina, eravamo Francesco, il fonico Aurelio Rossitto ed io.

– ‘A Francè e gli altri musicisti?- chiesi preoccupato.

– Quali altri?- rispose – Siamo solo noi. Non basta? – aggiunse tranquillo.

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– Beh, servirebbe almeno un batterista e un chitarrista, per completare la sezione ritmica – dissi con fermezza – A quel punto vidi lo sguardo perduto di Francesco e lo rassicurai

– Chiamiamo Massimo Buzzi. E’ un batterista molto bravo. Tu hai un chitarrista, oltre te che ci possa dare una mano? – Francesco invitò Renzo Zenobi al quale poi si aggiunsero alcuni altri per completare il disco, tra cui solisti come Roberto Ciotti, Maurizio Giammarco, Edda Dell’Orso.

Lo aiutai, oltre suonare il basso, a realizzare gli arrangiamenti della ritmica, coadiuvato dal produttore artistico Edoardo De Angelis, col quale feci poi un altro album più tardi.

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Renzo Zenobi che – come dicevo – partecipò alla realizzazione del disco, ha una storia a parte un po’ triste: la sua carriera come cantautore è stata ricca di dischi realizzati (credo una decina) ma non con il successo che si aspettava. Ennio Melis, il capo assoluto della Rca di quegli anni, si intestardì con Zenobi, ma senza ottenere risultati. E’ uno dei pochi insuccessi che si possano attribuire al “Grande Padre della Rca.

Zenobi mi chiamò altre volte per suonare con lui, anche in uno dei suoi ultimi dischi “Aviatore” ma non sono riuscito a portargli la fortuna che ho portato ad altri. Mi spiace sinceramente, caro Renzo.

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