Trump non si accontenta: nuove restrizioni per gli immigrati
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Trump non si accontenta: nuove restrizioni per gli immigrati

Potrebbero essere coinvolti i Paesi che non collaborano per fornire informazioni necessarie sui passeggeri in arrivo

Manifestazione contro Donald Trump
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23 Settembre 2017 - 08.36


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Forte della decisione della Corte suprema che gli ha dato parzialmente ragione, il presidente americano Donald Trump potrebbe allargare gli effetti del suo decreto sull’immigrazione ad altri Paesi.
Il Dipartimento di Sicurezza Nazionale ha, infatti, raccomandato che vengano imposte restrizioni supplementari ai Paesi che rifiutano di condividere sui passeggeri in arrivo negli Usa informazioni utili per gli Stati Uniti o che non adottano le necessarie misure in materia di sicurezza.
Il ‘muslim ban’, che ha introdotto criteri molto restrittivi per l’ingresso nel territorio statunitense per i cittadini di sei Paesi di maggioranza musulmana, scadrà domenica primo ottobre, dopo 90 giorni dalla sua entrata in vigore.

Miles Taylor, consigliere del segretario generale della Sicurezza interna, Elaine Duke, ha detto che il dipartimento aveva raccomandato misure “dure e appropriate” a seconda del Paese.
Tuttavia, il Dipartimento della sicurezza nazionale non ha voluto specificare quali Paesi potrebbero essere colpiti dalle modifiche al provvedimento in scadenza, dal momento che la decisione spetta al presidente Trump.
”Il nostro principio fondamentale è che dobbiamo sapere chi arriva nel nostro Paese – ha detto ancora Miles Taylor -. Dovremmo essere in grado di verificare le identità e confermare che i nostri partner stranieri hanno informazioni se questi individui (che arrivano negli Stati Uniti, ndr) possano costituire una minaccia”.
Il decreto di limitazione degli ingressi negli Stati Uniti per persone provenienti da alcuni Paesi islamici, entrato in vigore il primo giugno, dopo diverse ricorsi in aule di giustizia, “è stato progettato – secondo la Casa Bianca – per proteggere la nostra patria contro i terroristi stranieri”.
Il decreto riguarda i cittadini di Iraq, Iran, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen.

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