Il vice di Serraj Maiteeq: l'esercito è il nostro, altre formazioni sono fuorilegge
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Il vice di Serraj Maiteeq: l'esercito è il nostro, altre formazioni sono fuorilegge

Il vice premier attacca indirettamente il generale Haftar che ha fatto fallire i colloqui de Il Cairo

Ahmed Maiteeq incontra l'allora ministro degli Esteri Gentiloni
Ahmed Maiteeq incontra l'allora ministro degli Esteri Gentiloni
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16 Febbraio 2017 - 17.56


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 Il vicepremier del governo di accordo nazionale libico, Ahmed Maiteeq, ha affermato che “esiste già un esercito libico ed è il nostro, le formazioni militari degli altri sono fuori dall’autorità dello stato”.
Parlando a Sebrata, nell’ovest della Libia, dopo un incontro con i sindaci delle città della Tripolitania sul piano di lavoro da mettere in campo per mettere in sicurezza la strada costiera, Maiteeq ha detto: “ci siamo accordati su cosa fare per risolvere i problemi di sicurezza della via che da Janzur arriva al confine tunisino e garantire la sicurezza ai cittadini”.
Il vicepremier libico ha promesso “la risoluzione di molti problemi tramite progetti che faranno capo ai comuni”.
Il riferimento di Maiteeq è al generale Khalifa Haftar, comandante dell’autoproclamato esercito nazionale libico (Lna), che nei giorni scorsi avrebbe dovuto incontrare al Cairo il premier designato, Fayez al Sarraj, per raggiungere un accordo sul futuro assetto politico del paese. Secondo il sito informativo libico “Libya al Khabar”, alla base del fallimento della mediazione egiziana e del mancato incontro tra Sarraj e il suo rivale, vi sarebbe proprio la richiesta di Haftar di avere il pieno controllo dell’esercito e della sicurezza in Libia”.
 Nel corso della trattativa indiretta che si è svolta nei giorni scorsi al Cairo tramite la mediazione del capo di Stato maggiore egiziano, Mahmoud Hegazy, Haftar aveva posto come condizione, per tenere l’incontro con Sarraj, che fosse assegnato a lui il controllo delle forze armate e del dossier sicurezza, sottraendolo al potere politico.
Secondo altri media libici, inoltre Serraj si sarebbe rifiutato di togliere il proprio sostegno alle Brigate di Difesa di Bengasi, formazione islamista accusata di avere legami con al Qaeda, acerrima nemica delle truppe di Haftar.
Secondo il sito informativo libico “al Marsad”, Sarraj era arrivato al posto convenuto per l’incontro con Haftar in orario ed ha atteso due ore prima di andarsene, solo dopo che gli egiziani lo hanno informato del fallimento della mediazione e del fatto che Haftar non aveva intenzione di incontrarlo.
 Secondo questa fonte, il fallimento della mediazione egiziana ha messo in imbarazzo Sarraj rispetto alla situazione che si è venuta a creare a Tripoli. Almeno tre membri del Consiglio di presidenza libico, lo stesso Maiteeq, Abdel Salam Kajman e Mohammed al Omari Zayd, erano contrari a che il premier si recasse al Cairo per via delle divergenze tra lui e Haftar sul ruolo delle brigate islamiste di Bengasi.
 Queste ultime, per altro, hanno rivendicato domenica scorsa l’abbattimento di un elicottero Mi-35 dell’autoproclamato esercito nazionale libico (Lna) a ovest del campo petrolifero di Mabruk, a sud di Sirte. Il gruppo sostiene anche di aver ucciso tre militari di Haftar che si trovavano a bordo del velivolo.

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