Ius Soli sempre più lontano: il Pd chiede di non portarlo in aula al Senato
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Ius Soli sempre più lontano: il Pd chiede di non portarlo in aula al Senato

Il capogruppo Zanda: la maggioranza non c'è. I 5 stelle insieme con la destra attenti a cavalcare l'onda xenofoba

Ius Soli sempre più lontano: il Pd chiede di non portarlo in aula al Senato
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13 Settembre 2017 - 07.49


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Per qualcuno è una resa di fronte a una battaglia di civiltà. Ma è altrettanto vero che in presenza di un fortissimo vento xenofobo e razzista le forze politiche fanno a gara a dare in testa agli stranieri, perché con il clima che si è creato porta consensi.
La realtà, quindi, è che sono ridotte al lumicino le possibilità che lo ius soli (che poi in realtà non è uno Ius Soli quanto piuttosto uno Ius culturae) veda la luce prima della fine della legislatura. Il Pd ha deciso di non chiedere la calendarizzazione del testo al Senato perché, ammette il capogruppo Luigi Zanda, “ora la maggioranza non c’è”. Protesta Mdp, mentre esultano Ap e le opposizioni da Forza Italia ai Cinque Stelle, per i quali “una valutazione su una legge così importante andrebbe fatta dai cittadini tramite referendum”. Ovviamente quella dei 5 stelle è una buffonata in termini istituzionali perché non esiste che una legge sia fatta dai cittadini (e come? Attraverso il blog di Grillo? La legge di iniziativa popolare è un’altra cosa) per essere sottoposta a referendum. Anche perché, casomai qualcuno se lo fosse dimenticato, l’istituto del referendum può esistere e le leggi possono essere abrogate dagli italiani.
Ma per M5s, come per altri, tutto questo non conta: l’importante è dire fesserie rivolte ad una opinione pubblica sempre più ignorante di leggi e provedure e riempirsi la bocca di scemenze.
Non è però solo la contrarietà di Ap a bloccare il Pd: il governo non vuole rischiare di turbare i già fragili equilibri della maggioranza prima dell’approvazione, a fine mese, del Def che richiede, includendo la nota di variazione di bilancio, un voto a maggioranza assoluta, ovvero 161 voti. Una quota che difficilmente a Palazzo Madama è stata raggiunta negli ultimi tempi.
Il nuovo stop, nell’aria da giorni, è stato deciso nella conferenza dei capigruppo, la prima dopo la pausa estiva. Nonostante l’insistenza della sinistra, il Pd ha deciso di non portare al voto dell’Aula lo ius soli, già rinviato a luglio davanti alla levata di scudi dei centristi. L’approvazione, vista la mole di circa 50mila emendamenti, potrebbe avvenire solo con il voto di fiducia. Una scelta, questa, che rischierebbe di far esplodere la maggioranza e lascerebbe fuori partiti di opposizione, come Sinistra italiana, favorevoli al provvedimento ma non a concedere la fiducia al governo.
L’attenzione del governo, come sostiene il ministro per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro, “resta massima” anche se al momento non ci sono le condizioni per assicurarne l’approvazione. Anche se le speranze dei suoi sostenitori si affievoliscono, sullo ius soli si potrebbe riprovare tra il Def e l’approdo in Aula della Manovra, attesa per fine ottobre.
In attesa di blindare la maggioranza sul Def, non fa passi avanti neanche il ddl Richetti sui vitalizi, approvato alla Camera e giunto ora in commissione a Palazzo Madama. M5s chiede la calendarizzazione in Aula e denuncia “l’intenzione di affossare e insabbiare” il testo sul quale, hanno affermato, “noi non molleremo”.

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