Emiliano: a Renzi la scissione conviene e la sta facendo, ecco perché
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Emiliano: a Renzi la scissione conviene e la sta facendo, ecco perché

Il governatore pugliese: "Vogliamo impedire mutazione genetica partito". La contro-assemblea con Rossi e Speranza.

Emiliano: a Renzi la scissione conviene e la sta facendo, ecco perché
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15 Febbraio 2017 - 16.48


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Continuano a tirare venti di scissione. Anche se le elezioni sembrano più lontane. E stando all’interpretazione di Emiliano, candidato alla leadership del partito, a Renzi la scissione conviene ed è quello che sta facendo. Nel confermare la sua presenza all’assemblea nazionale di domenica, Michele Emiliano spiega perché al segretario conviene sbarazzarsi dell’opposizione interna. “Vogliamo di impedire la trasformazione del Pd nel partito di Renzi – ha premesso il governatore della Puglia in Transatlantico alla Camera – un partito-personale che ha perso tutte le sue caratteristiche fondative e che ha creato una mutazione genetica incompatibile con la sua natura originaria”.

“Se il clima che si è creato è quello della direzione – ha continuato – lì dentro non c’è rimasto più nulla. Oggi, addirittura, ancor prima di dimettersi e di aprire la procedura congressuale con le date e tutto il resto, Renzi ha già fissato l’assemblea del Lingotto, perché deve iniziare la sua campagna elettorale. Evidentemente a Renzi la scissione conviene ed è quello che sta facendo”.

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“La scissione non conviene al Paese ma se Renzi costruisce le ragioni per espellere una parte consistente del partito – ha concluso Emialiano – è evidente che la convivenza è impossibile. Noi domenica ci saremo e rispetteremo la convocazione dell’assemblea nazionale”.

E-news e riunione al Nazareno. Le parole del governatore arrivano all’indomani della seduta in notturna al Nazareno proprio per evitare la scissione e dopo che Matteo Renzi ha aperto alla minoranza, in un tentativo estremo di ricucitura prima che lo strappo sia irreparabile, nella sua e-news. Franceschini, Lotti e Boschi si sono incontrano per aprire alla sinistra prima dello showdown di domenica. All’assemblea di domenica, infatti, Renzi passerà il testimone al presidente Matteo Orfini. Ovvero: non sarà il segretario reggente del Pd in vista del congresso. 

La contro-assemblea di Emiliano, Rossi e Speranza.  A stretto giro è arrivata la doccia gelata da Enrico Rossi, Michele Emiliano e Roberto Speranza, i tre candidati alternativi in rotta col leader. In una nota congiunta, con cui si danno appuntamento in un teatro romano sabato sera a Roma, alla vigilia dell’Assemblea, sostengono che la  direzione “ha sancito la trasformazione del Partito democratico nel Partito di Renzi, un partito personale e leaderistico che stravolge l’impianto identitario del Pd e il suo pluralismo” e che le loro richieste “sono rimaste inascoltate”.

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“Domenica saremo in assemblea, su questo non c’è dubbio. Stiamo facendo di tutto per tenere unito il partito ma al leader serve uno sforzo di unità”. Così Michele Emiliano, in Transatlantico alla Camera, assicura la presenza della minoranza domenica all’assemblea Pd.

“Bisogna però capire – sostiene il governatore – se proseguire questo percorso di unità della minoranza dentro o fuori. In questo momento i treni sono partiti in senso opposto e le distanze sono siderali”.
Di primo mattino, la segreteria di Largo del Nazareno si affretta a precisare che non ci sarà alcuna “reggenza” del capo uscente. Renzi nel fine settimana lascerà la poltrona più alta del Pd come aveva fatto il 4 dicembre con quella di presidente del Consiglio. In entrambi i casi con l’obiettivo di tornarvi presto, comunque passando ad altri la gestione “temporanea”. Per il Pd toccherà al presidente Matteo Orfini, comunque fedelissimo del leader.    

 Sabato sera all’iniziativa organizzata a Roma da Enrico Rossi sono stati chiamati a raccolta gli esponenti di spicco della sinistra, da Bersani a D’Alema, oltre a Emiliano e Speranza. “Dopo la rottamazione c’è la sepoltura, se Renzi vuole una sua Dc noi non ci stiamo”, dice il governatore toscano. Faranno il punto a poche ore dall’Assemblea, alla quale comunque parteciperanno, annuncia il governatore Emiliano che esterna in Transatlantico: “Domenica saremo in assemblea, su questo non c’è dubbio. Stiamo facendo di tutto per tenere unito il partito ma al leader serve uno sforzo di unità. In questo momento i treni sono partiti in senso opposto e le distanze sono siderali”. Renzi al congresso va comunque e annuncia fin d’ora una kermesse in sostegno della sua mozione, dal 10 al 12 marzo, al Lingotto di Torino. Dove la storia del Pd è cominciata. 

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