L'8 marzo attraverso la storia di H. violentata e torturata in Libia
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L'8 marzo attraverso la storia di H. violentata e torturata in Libia

H. è arrivata al Baobab dalla Libia dove era prigioniera di un trafficante di esseri umani. E' riuscita a a ricevere l'abbraccio per poi riprendere il suo cammino.

Richiedenti asilo in LIbia
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8 Marzo 2018 - 13.38


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Baobab è una associazione di volontariato che a Roma aiuta migranti e richiedenti asilo in transito dalla Capitale. Un lavoro molto apprezzato da tantissimi romani, praticamente ignorato se non ostacolato dalle istituzioni di tutti i livelli e, ultimamente, finito nel mirino di razzisti e fascisti che hanno lanciato minacce contro questa esperienza. Che invece va sostenuta perché racchiude nel lavoro quotidiano tutti i migliori valori della Costituzione.

Baobab, nella sua pagina Facebook, ha raccontato un 8 marzo diverso, quello di H. Violentata e torturata in Libia dai trafficanti di esseri umani.
Buon 8 marzo a chi è fuggito dalla guerra e dalla fame. Perché nel rispetto delle leggi e dei diritti nessuno metta mai in discussione il diritto a sopravvivere.

Dammi la tua mano, senti qui le cicatrici? Me le ha fatte lui, mi spegneva le sigarette sui piedi”.
H. è arrivata al Baobab dalla Libia dove era prigioniera di un trafficante di esseri umani. Venduta, violata, torturata, imprigionata, H. è riuscita a scappare, a ricevere il nostro abbraccio per poi riprendere il suo cammino. Nonostante le cicatrici, quelle visibili agli occhi e quelle profonde che nessuno cancellerà.
Il suo aguzzino non pagherà mai per i crimini commessi, le sue colpe saranno dimenticate insieme a quelle di molti altri, in quell’inferno in cui si è trasformata la Libia. 
La forza di H. invece, la sua storia, come quella di migliaia di donne passate dai nostri presidi, è rimasta con noi. Rimarrà scritta tra le pagine di questa esperienza di solidarietà senza limiti ma anche di testimonianza degli orrori che si consumano ai confini con l’Europa e in “casa nostra”.
Siamo qui per fare, ma anche per dire “io so” quando un giorno si renderà necessario testimoniare a favore di questa umanità in fuga dall’orrore; prigioniera del pregiudizio, della paura e dell’infamia anche quando finalmente libera.
Questo 8 marzo lo dedichiamo ad H., a tutte le donne migranti, quelle che ce l’hanno fatta e a quelle che riposano sul fondo del mare. Alle vedove di razzismo, alle mamme straniere di figli italiani in attesa di veder riconosciuti i loro diritti, alle mamme e alle sorelle dei giovani che accogliamo, su un pezzo di asfalto con mezzi di fortuna. 
Dedichiamo questa giornata di lotta anche alle volontarie e alle attiviste. Al coraggio, alle lacrime strozzate per non preoccupare i più giovani, ai sorrisi e agli abbracci che non bastano mai, come le coperte, come la pasta, come il tempo tolto alle famiglie per questo impegno.
E sì, anche alle cicatrici: quelle cicatrici ce le siamo divise e le portiamo con l’orgoglio e lo struggimento di chi ha rialzato la testa e si è messo in viaggio per riprendere il proprio destino.
NOI INSIEME resistiamo, lottiamo e ci scopriamo ogni giorno più forti. 
Nonostante tutto.

#wetoogether #lottomarzo

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